L’impianto dentale è una radice artificiale che viene inserita con un intervento chirurgico direttamente nell’osso mascellare o mandibolare, e ha per lo più la forma di una vite. Il materiale di cui si compone è generalmente il titanio, in quanto è ben tollerato dal nostro organismo e estremamente resistente. Sull’impianto verrà in seguito fissata la protesi dentaria, fissa o rimovibile.
La tecnica degli impianti dentali consente di sostituire un singolo dente, colmare una lacuna dentaria più estesa (due o più denti mancanti), o ancora, completare un mascellare parzialmente edentulo. Inoltre, grazie agli impianti dentali è addirittura possibile realizzare un ponte fisso o stabilizzare una protesi rimovibile in un mascellare completamente edentulo.
Il titanio è un materiale biocompatibile, tollerato in modo eccellente dal nostro organismo. A tutt’oggi non sono conosciuti effetti collaterali negativi.
Fondamentalmente l’uomo può sviluppare delle reazioni allergiche ad ogni sorta di molecole. Riguardo al titanio o ai vari tipi di porcellana, eventuali reazioni allergiche costituiscono dei casi estremamente rari e assolutamente inusuali. In caso di dubbio, il paziente può sottoporsi ad una visita allergologica dal proprio dermatologo, in modo da determinare la presenza di un’eventuale ipersensibilità verso questi materiali prima dell’inizio del trattamento.
L’impiego dell’ossido di zirconio (detto anche zirconia) per la realizzazione di impianti endossei è documentato solo da pochi anni. Secondo le osservazioni più recenti la zirconia, esattamente come il titanio, può essere inserita nel corpo senza alcun problema. Tuttavia, la lavorazione di questo materiale, comparata a quella del titanio, risulta essere di gran lunga più difficile e dispendiosa, mentre la sua applicazione clinica non è stata ancora sufficientemente testata.
Se curati e mantenuti in modo adeguato e in presenza di fattori di rischio minimi, gli impianti possono avere una durata di vita illimitata – esattamente come i denti naturali. Le statistiche indicano però che nel corso di 10 anni si perdono complessivamente 5 impianti su 100.
In Svizzera si eseguono impianti dentali dal 1980. Nella maggioranza dei casi, la sostituzione di un dente singolo con un impianto è diventata oggigiorno un intervento di routine. La scuola svizzera vanta quindi un’esperienza pluridecennale in implantologia, con molteplici successi e risultati eccellenti documentati a lungo termine.
In Svizzera vengono inseriti ogni anno 75’000–80’000 impianti.
I fattori di rischio principali sono:
In generale, le malattie psichiche sono considerate fattori di rischio per qualsiasi tipo di intervento chirurgico. In questi casi, la pianificazione della cura dovrebbe essere eseguita con particolare scrupolosità e accuratezza. Soprattutto per ciò che riguarda la depressione, una malattia che si ripresenta ciclicamente e con diversi sintomi (abbattimento, ansia, ecc.), è necessario chiarire sin dall’inizio con il paziente, se sia ragionevole e accettabile dal suo punto di vista affrontare un intervento chirurgico. È inoltre necessario prendere in considerazione anche il parere del medico curante del paziente.
Fondamentalmente non esiste alcuna controindicazione all’implantologia orale per i pazienti affetti da sclerosi multipla. È tuttavia consigliabile che le persone colpite da tale malattia ne discutano prima con un neurologo.
L’osteoporosi è una malattia del metabolismo dell’osso, caratterizzata da una riduzione della massa e da un’alterazione dell’architettura ossea. Tuttavia, l’originaria capacità di guarigione dell’osso continua a sussistere. Un impianto dentale può in questo caso integrarsi senza alcun problema, a condizione di raggiungere la necessaria stabilità. Per questo motivo la struttura ossea disponibile dev’essere adeguatamente densa, ciò che si può verificare facilmente con l’ausilio di una radiografia. Inoltre, il medico dentista deve scegliere accuratamente il tipo di impianto dentale, al fine di assicurare un’adesione dell’osso particolarmente buona.
Il 60% dei pazienti ha più di 50 anni.
Non vi è alcun limite di età verso l’alto, purché il processo di guarigione delle ferite sia normale. Per contro, l’età minima per inserire gli impianti dentali è di 18 anni, ovvero a crescita e sviluppo ultimati dei mascellari.
Nel momento in cui si procede all’inserimento dell’impianto dentale, l’osso mascellare deve essere perfettamente sano. Perciò, il periodo d’attesa dopo la perdita di un dente dipende unicamente dalla situazione di partenza. Nel caso concreto di infezioni che hanno portato alla perdita di un dente, sarebbe indicato un periodo d’attesa di almeno un mese. Nelle patologie infettive dei mascellari bisogna aspettare la completa guarigione dall’infezione. È inoltre indispensabile eseguire una radiografia di controllo.
Il trattamento – dalla prima visita, sino all’impianto con la riabilitazione protesica definitiva – dura in genere da tre a nove mesi. Se poi, prima di poter posizionare l’impianto, bisogna anche estrarre dei denti o ricostruire l’osso (rigenerazione ossea), la cura può protrarsi per più di un anno.
Durante l’intervento, il medico dentista incide la gengiva a livello dell’osso mascellare e vi pratica un foro profondo una decina di millimetri circa, in cui inserisce l’impianto – generalmente una vite in titanio. Il titanio è un materiale ben tollerato, biocompatibile e molto resistente. Affinché l’impianto si integri completamente nell’osso sono necessarie, a dipendenza dei casi, alcune settimane o addirittura mesi. In seguito si procede alla realizzazione della struttura protesica definitiva, che viene poi fissata sulla vite in titanio.
Visite di controllo periodiche e radiografie consentono di determinare con relativa tempestività l’insorgere di un’infiammazione. La pulizia della superficie dell’impianto viene effettuata con speciali strumenti in teflon, fibra di carbonio o plastica, a cui fa seguito una lucidatura con l’ausilio di appositi spazzolini o coppette in gomma e pasta lucidante scarsamente abrasiva. Eventuali tasche della mucosa peri-implantare vengono sciacquate con una soluzione disinfettante. Questo procedimento viene ripetuto ad intervalli ravvicinati, fino a quando la situazione non si ristabilisce. Se l’infezione è avanzata, si dovrà ricorrere ad un intervento chirurgico addizionale e/o alla somministrazione di antibiotici.
Se il volume dell’osso disponibile è insufficiente per inserire l’impianto, si dovrà eseguire un aumento osseo (rigenerazione ossea). A seconda dell’importanza del difetto osseo presente, questi interventi chirurgici supplementari possono avere luogo prima, durante o dopo l’operazione di inserimento dell’impianto vera e propria.
L’intervento chirurgico viene effettuato in anestesia locale, dunque è indolore. I dolori post-operatori sono in genere di debole intensità e possono essere alleviati assumendo degli antidolorifici.
Oggigiorno esistono dei software di ultima generazione che consentono di analizzare, nei minimi dettagli, l’anatomia ossea e dei tessuti molli nei mascellari dei pazienti in tre dimensioni. Queste immagini tridimensionali migliorano considerevolmente la precisione nella progettazione e pianificazione degli impianti, nonché la predicibilità della chirurgia. Si può quindi semplificare l’intervento chirurgico, rendendolo molto più preciso e minimamente invasivo. Così, in determinati casi, è possibile inserire gli impianti senza dover prima incidere la gengiva. La terapia implantare guidata da computer costituisce un valido e prezioso supporto soprattutto nei casi in cui bisogna inserire più impianti dentali contemporaneamente, come ad esempio in un mascellare completamente edentulo.
A tutt’oggi non c’è una chiara evidenza scientifica su ciò che può accadere ad un impianto nel caso in cui non venga caricato per lungo tempo con una protesi dentaria (corona, ponte, protesi rimovibile). È tuttavia un dato di fatto che l’osso di supporto si rimodella e adatta alle forze trasmesse attraverso l’impianto caricato. Se queste sollecitazioni meccaniche venissero a mancare, la logica conseguenza sarebbe una distruzione del tessuto osseo. Per questo motivo si consiglia di applicare il restauro protesico sull’impianto dentale entro alcune settimane al massimo dalla fine della fase di osteointegrazione.
Sostanzialmente esistono due modi per fissare una protesi dentaria su un impianto: l’avvitamento o la cementazione. La scienza non concorda su quale tra i due metodi sia quello più efficace, in quanto entrambi presentano vantaggi e svantaggi. Si consiglia quindi al paziente di discutere tale questione con il proprio medico dentista curante.
La maggior parte dei pazienti torna a lavorare il giorno stesso dell’operazione. Possono tuttavia manifestarsi lievi dolori e gonfiori, come a volte accade dopo un qualsiasi intervento dentistico. Raramente può comparire un ematoma sul viso, che però scompare in capo a pochi giorni.
Un’igiene orale domiciliare scrupolosa e dei controlli periodici regolari sono i requisiti essenziali per il mantenimento a lungo termine degli impianti dentali. In caso di igiene orale insufficiente, gli impianti sono molto più soggetti alle infezioni rispetto ai denti naturali.
Si tratta di una questione di abitudine. La lingua è un organo estremamente sensibile, che registra ogni più piccolo cambiamento all’interno del cavo orale. Così, dopo l’inserimento di un impianto dentale ci vogliono spesso alcune settimane o mesi, prima che la lingua si abitui alla nuova situazione.
Dopo l’inserimento degli impianti dentali, essi devono potersi integrare indisturbati nell?osso mascellare durante alcune settimane. Questa fase di osteointegrazione può durare sino a due mesi. Nel caso in cui gli impianti venissero sottoposti ad una sollecitazione meccanica durante questo lasso di tempo, si potrebbe compromettere la loro integrazione e guarigione. Per precauzione quindi, nella cosiddetta «cicatrizzazione a cielo aperto» sarebbe meglio rinunciare all?uso di spazzolini elettrici a tecnologia sonica durante questo periodo critico. Una volta integrati però, gli impianti si possono pulire con gli spazzolini sonici senza alcun problema.
Secondo le raccomandazioni di palestre e centri sportivi, nonché dei distributori del Power Plate, è assolutamente sconsigliato l’allenamento con la pedana vibrante dopo un impianto protesico eseguito di recente (inserimento di placche di metallo, perni, ecc.), tra cui anche l’impianto dentale. Riguardo a quest’ultimo, è solo dopo un periodo di pausa di circa quattro settimane, necessario per la cicatrizzazione (osteointegrazione), che si possono riprendere tranquillamente gli allenamenti con il Power Plate. Tuttavia, non sono ancora disponibili degli studi scientifici in merito a tale questione.
Fondamentalmente vale la regola secondo la quale, quanto più l’operazione è complessa, tanto più tempo bisogna lasciar passare prima di riprendere con le immersioni subacquee. Inoltre, se dopo l’impianto dovessero insorgere delle complicazioni, ad es. a causa di malattie, del consumo di tabacco o di alcool, il periodo d’attesa dovrebbe essere ulteriormente prolungato. È solo a partire dal momento in cui l’impianto dentale si è completamente integrato nell’osso e la protesi dentaria definitiva è stata fissata e si trova al suo posto, che non sussistono più dei rischi per l’impianto o la protesi dentaria riguardo all’immersione subacquea. Ad ogni modo, il periodo d’attesa più opportuno dovrebbe essere definito dal medico dentista curante.
L’impegno richiesto e le difficoltà di una terapia implantologica possono variare fortemente, a seconda della complessità della situazione di partenza di ogni paziente. La gamma degli interventi possibili è molto estesa e inizia con degli impianti relativamente semplici in un settore non visibile di un mascellare totalmente o parzialmente edentulo; le difficoltà aumentano poi notevolmente in presenza di difetti ossei importanti. Infine, gli interventi più difficili sono costituiti dalle riabilitazioni protesiche nei settori anteriori, molto sensibili dal punto di vista estetico.
In Svizzera l’implantologia fa parte della formazione professionale universitaria e post-graduate. Fondamentalmente, ogni medico dentista può eseguire degli impianti. Ciononostante, a causa della complessità sempre più crescente degli interventi, il medico dentista dovrebbe idealmente aver conseguito una formazione complementare post-universitaria in parodontologia, chirurgia orale oppure in odontoiatria ricostruttiva/protesica; altrimenti l’odontoiatra dovrebbe possibilmente disporre di un attestato creato di recente, ovvero del certificato di perfezionamento (WBA) in implantologia orale rilasciato dalla SSO (Società svizzera odontoiatri). Esistono quindi sia degli specialisti, sia dei medici dentisti generici qualificati che hanno acquisito competenze specifiche in implantologia.
Nella loro pratica quotidiana, questi professionisti si possono limitare unicamente all’inserimento degli impianti (quindi solo alla posa delle viti in titanio nell’osso mascellare), oppure alla realizzazione della struttura protesica, o ancora, possono eseguire la terapia completa.
Dato che quello dell’«implantologo» non è un titolo protetto in Svizzera, non esiste un elenco di dentisti specializzati in impianti dentali. Prima di affrontare la terapia, il paziente dovrebbe quindi informarsi sulle qualifiche professionali e le prestazioni che il medico dentista è in grado di offrire. A dipendenza dei casi, è inoltre auspicabile richiedere un secondo parere.
I pazienti possono ottenere la risposta alla domanda soprammenzionata, rivolgendosi:
Spesso è difficile identificare con chiarezza le ragioni della perdita di un impianto. Le cause possibili sono molteplici:
Il costo di un impianto varia in funzione di ogni singolo caso e della complessità del trattamento. Per un impianto singolo con corona e senza aumento osseo, la spesa è compresa tra 3500 e 5000 franchi svizzeri. Questa cifra include anche il lavoro e l’onorario dell’odontotecnico. Dato che il numero di impianti da inserire dipende anche dal tipo di ricostruzione protesica prescelto, si raccomanda sempre, prima di iniziare il trattamento, di richiedere al medico dentista un preventivo per la cura pianificata e il lavoro dell’odontotecnico.
Di norma l’assicurazione malattia non sostiene alcun trattamento dentistico. Tuttavia, in presenza di determinate patologie del sistema masticatorio, o delle conseguenze di alcune patologie sistemiche gravi, i trattamenti odontoiatrici che ne derivano rientrano tra le prestazioni obbligatorie previste dall’assicurazione delle cure medico-sanitarie (Art. 31 LAMal). In questi casi, anche un impianto dentale può eventualmente essere rimborsato dall’assicurazione sanitaria. In caso di perdita di denti dovuta a infortunio, la SUVA, oppure l’assicurazione malattia si assumono i costi del trattamento implantologico, dopo una verifica del caso da parte del loro medico dentista consulente.
È necessario dapprima stabilire se il trattamento implantologico è stato eseguito correttamente in tutte le sue fasi (informazione, pianificazione, esecuzione). Tuttavia, come per ogni atto medico, non è possibile fornire alcuna garanzia di successo in merito alla riuscita del trattamento. Il medico curante risponde però in caso di prestazione professionale inadeguata e non eseguita secondo le regole dell’arte. In caso di problemi, una richiesta diretta dovrebbe essere il primo passo da seguire e spesso conduce al chiarimento della situazione. Al contrario, se fosse venuta a mancare la fiducia, ci si può rivolgere alla commissione arbitrale della società dei medici dentisti SSO (Società Svizzera d’Odontologia e Stomatologia) del proprio cantone, competente solo a condizione che il medico dentista sia egli stesso membro di una sezione cantonale della SSO.
La Fondazione Impianti Svizzera è stata creata allo scopo di informare in modo obiettivo, scientificamente fondato e facilmente comprensibile la popolazione svizzera sulle possibilità e i limiti degli impianti dentali. Essa mette a disposizione del pubblico strumenti informativi adeguati e organizza campagne divulgative. Le informazioni fornite al pubblico devono soddisfare criteri etici e scientifici molto severi e di massimo livello. La fondazione non persegue finalità di lucro.
Le seguenti società specialistiche sono parte integrante della Fondazione Impianti Svizzera:
La fondazione beneficia inoltre del sostegno della Società Svizzera di Odontologia e Stomatologia (SSO), dell’Organizzazione Svizzera dei Pazienti (OSP) e dei centri universitari di medicina dentaria di Basilea, Berna e Ginevra.
La Fondazione Impianti Svizzera non esegue perizie, né fornisce secondi pareri. A questo scopo ci si può rivolgere alla competente commissione arbitrale della società dei medici dentisti del proprio cantone, oppure alle cliniche universitarie.